Un lungo sibilo, come un aereo sopra le nostre teste, poi una violenta esplosione, mentre ci rifugiamo nel sottoscala.

Un missile russo colpisce poco lontano un’abitazione e un albergo. Il bilancio ufficiale parla di di almeno 5 morti e 18 feriti. Dopo aver passato una giornata a Pokrovsk, questi numeri non sono più statistiche. Vengono subito in mente i volti delle madri che abbiamo incontrato con i loro bambini al centro di distribuzione; Maksim, il ragazzino di 14 anni rifugiatosi qui con la mamma e il fratellino Andreii, scappati dalla loro Avdiivka sotto le bombe. La loro vita qui è appesa alla traiettoria di un missile che arriva dalla Russia. Tutti i giorni, non solo per qualche ora, come noi.

Pulizie post bombardamento


Questa mattina, tutti al lavoro per mettere il sito in sicurezza, rimuovere i detriti, spazzare i vetri rotti che tappezzano le strade, riaprire i negozi, riprendere la vita di tutti i giorni. Restano, indelebili, i segni di una violenza rabbiosa e sterile e la dimostrazione di resilienza e determinazione di un popolo che è costretto a subirla.

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