Tetiana è imbarazzata quando le chiediamo di mostrarci la sua casa. “Non è in ordine“ dice. È stata bombardata dai russi che hanno occupato Yampil’, nell’Oblast’ di Donec’k ,più di un anno fa. Da allora vivono sottoterra nella cantina-rifugio nel giardino. Non hanno voluto lasciare il loro paese, neanche quando c’erano i russi. “Non sappiamo vivere in nessun altro luogo, questa è la nostra terra” dice Alexander. Il fronte è a pochi kilometri, nelle strade c’è un gran viavai di mezzi militari e si sente continuo un lontano brontolio di cannonate. “Abbiamo lasciato Donetsk, dove vivevamo, dopo il referendum farsa che ne ha sancito la separazione dall’Ucraina. Certo che la mia lingua madre è il russo, ho anche lavorato a lungo nella Federazione Russa. Ma sono ucraino. E quelli che si sono presi Donetsk sono brutta gente” dice convinto Alexander. Che i russi dai quali era scappato nel 2014 se li è si nuovo trovati in casa otto anni dopo. “Non dovevano fare questo, l’Ucraina non gli ha fatto nulla. Noi vogliamo stare in pace nel nostro paese”. Anche se da mesi sono senza elettricità e acqua corrente.

Non ci facciamo più caso. Riconosciamo l’artiglieria russa, sparano di più all’ora esatta e durante la notte. Se sentiamo esplosioni andiamo in cantina. E poi ci sono i nostri soldati che ci aiutano”. Così raccontano Volodimir e Ludmila. “L’Italia ci aiuta e noi siamo riconoscenti” e ci regalano una bottiglia del liquore fatto in casa. A noi, che siamo arrivati nel loro paese per poche ore, a mani vuote, bardati nei nostri giubbotti antiproiettile. Mentre loro ci restano, orgogliosamente, a petto nudo.

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