Un poco di luce nelle tenebre
di Michele Serra
L’amaca di martedì 29 novembre 2022
La campagna europea “generatori per l’Ucraina” dovrebbe mettere d’accordo tutti, istituzioni e popoli. Il tema non è divisivo come quello dell’invio di armi. Generatori per resistere al freddo e illuminare le case, perché la condizione primordiale nella quale la guerra ricaccia gli esseri umani può essere contrastata, almeno in parte, con una tecnologia assai meno raffinata e costosa di quella bellica.
Il progetto – orribile, degno del pensiero tirannico che regge il Cremlino – di soffocare nel gelo e nell’oscurità un popolo che si è permesso di resistere all’annessione militare, compresi i bambini, suscita una reazione istintiva, la stessa di chi porge una coperta a chi batte i denti.
Non c’è ragionamento, non c’è dibattito, non ci sono distinguo politici o strategici, c’è solo l’istinto di offrire protezione a chi ne ha stretta necessità. È lo stesso istinto (prepolitico, preideologico) che spinge a tendere la mano a chi sta affogando, a porgere del cibo a chi ha fame, a dare acqua a una pianta che sta seccando.
La cura è l’esatto contrario della guerra, che è incuria allo stato supremo, incuria brutale e istituzionalizzata. Sia solo pubblica o anche privata, o entrambe le cose in sinergia, una grande campagna “generatori per l’Ucraina” che duri per tutto l’inverno potrebbe funzionare come vero e indiscutibile atto anti-bellico condiviso, atto umanitario di pace e di conforto.
Generatori, torce, pile, candele, tutto quanto fa luce e fa casa. Luce contro tenebre, ricordiamoci degli ucraini al buio ogni volta che vediamo le luminarie di Natale.