Prospettive sul terzo anno di guerra – parte 4


Giovanni Kessler propone la sua analisi ora che la guerra ha fatto irruzione anche sul suolo russo

GLI ALLEATI

(Kyiv, Ucraina).
L’azione di Kursk sta conseguendo positivi risultati sul piano strategico e politico.
Per la prima volta, mette seriamente in crisi l’immagine e la credibilità di Putin tra la
sua gente, ora che la guerra da lui scatenata è arrivata in casa. Il caos nella gestione
delle evacuazioni e degli sfollati russi a Kursk è totale e non resterà per lui senza
conseguenze. L’incapacità dell’esercito russo di difendere il suo territorio e di reagire
con la dovuta prontezza dimostra al mondo intero come la Russia sia vincibile e
come un esercito motivato come quello ucraino possa sgonfiare le pretese
imperialiste di Putin: la guerra di resistenza ucraina all’aggressore russo può essere
vinta. Infine, l’azione di Kursk mostra come siano inconsistenti le “linee rosse” fissate
da Putin e vuote le sue minacce, prima fra tutte quella di usare l’arma nucleare per
difendere il suo territorio.
L’Ucraina fa la sua parte con grande coraggio e abilità, difende la sua indipendenza,
afferma la legalità internazionale e contiene la minaccia dell’espansionismo russo.
Sta ora ai suoi alleati fare in modo che l’Ucraina vinca la sua battaglia, per se stessa
e per noi. Fino ad ora il sostegno di Stati Uniti e dei Paesi dell’UE è stato
condizionato dalle minacce e dagli ultimatum putiniani e dal desiderio di non perdere
del tutto le possibilità di affari economici con la Russia. Sì ad aiuti sufficienti
all’Ucraina per non cadere, ma mai abbastanza perché la Russia sia sconfitta. Kursk
ci dice che è il tempo di mettere da parte timori infondati e opportunismi di piccolo
calibro. Non ci sono richiesti i sacrifici che gli ucraini fanno con eroismo ogni giorno.
Sono sufficienti tre azioni concrete, su cui si discute inutilmente da troppo tempo.
Occorre in primo luogo rimuovere l’ipocrita divieto di impiegare armi occidentali su
obiettivi militari sul suolo russo. Un divieto cha causa ogni giorno vittime civili e
militari, colpite da missili e da aerei che possono attaccare indisturbati dal territorio
russo. E che consente ai russi un vantaggio strategico determinante nella loro guerra
di invasione. Negare questa possibilità di difesa agli ucraini si spiega solo con il
timore indotto dalle minacce putiniane, sgonfiate dall’azione di Kursk, assieme alle
vane ipotesi di tregua. È ora che il contributo militare degli alleati sia finalizzato alla
sconfitta della pretesa imperialista di Putin, niente di meno. È questo è un modo
sicuro e veloce per arrivare a una giusta pace.
La seconda azione dovuta dagli alleati riluttanti è quella di far valere le sanzioni già
decise contro la Russia. Come evidenziato da recenti ricerche, la maggior parte delle
componenti di microelettronica dei jet da combattimento russi proviene da produttori
americani, giapponesi e dei maggiori Paesi europei che le vendono ai russi aggirando le sanzioni. Componenti europee sono state trovate anche nei missili
sparati su obiettivi civili in Ucraina. Sono solo due esempi, tra i tanti, dell’incapacità
di agire in maniera coerente con i proclami e le decisioni degli alleati. Che l’Ucraina
paga duramente. È urgente costituire una task force internazionale che consenta,
con la condivisione delle informazioni e lo stretto monitoraggio delle transazioni, di
bloccare le evasioni alle sanzioni e così i loro effetti letali. E, diciamolo pure, di
prevenire possibili compiacenti disattenzioni nazionali. Sarebbe anche l’occasione
per l’Unione Europea per far lavorare insieme e in maniera permanente le 27
autorità doganali nazionali, fin qui trascurati, frammentati e poco efficaci guardiani di
un unico confine.
Infine, l’aiuto finanziario necessario a sostenere l’Ucraina invasa e devastata.
L’Unione Europea sta già facendo molto, anche con modalità nuove. Con l’Ukraine
Facility, deliberato nel marzo scorso, l’Unione fornirà 50 miliardi di euro tra prestiti e
sovvenzioni di qui al 2027 per fornire un aiuto all’Ucraina, al fine di sostenerne la
ripresa, la ricostruzione e le riforme, in linea con il suo percorso nell’UE. Già 13
miliardi sono stati sborsati quest’anno. Sono risorse che provengono da
accantonamenti di bilancio e dall’emissione di Eurobond. Non è poco, ma non è
certamente sufficiente. Secondo le stime più dettagliate, a fine del 2023 il costo della
ricostruzione e della riparazione dei danni inflitti all’Ucraina (nel settore abitativo, dei
trasporti, energetico in particolare) ammontava a poco meno di 500 miliardi di dollari.
Si deve e si può fare di più e si può fare senza che a pagare siano le economie non
proprio floride e i contribuenti dei Paesi occidentali. Occorre far pagare alla Russia i
danni provocati in Ucraina. Più di 300 miliardi in euro di asset finanziari russi sono
stati sequestrati nei Paesi dell’Unione (210 miliardi), in Gran Bretagna e negli Stati
Uniti. È stato trovato faticosamente un accordo per utilizzare gli interessi prodotti da
tali asset e generare così 2-3 miliardi all’anno di nuove risorse per la difesa e la
ricostruzione dell’Ucraina. Tuttavia, il timore delle reazioni russe sui mercati frena
ancora l’esecuzione di questa misura. Occorre fare molto di più. Usando non solo gli
interessi, ma gli stessi asset russi sequestrati come capitale di garanzia, si può
costruire uno strumento potente per finanziare la riparazione e la difesa dell’Ucraina.
Una Banca Internazionale per la ricostruzione dell’Ucraina, sul modello di istituzioni
simili come la BEIRS. La Banca, alla cui gestione partecipano in modo paritario
rappresentanti ucraini e dei Paesi dove sono stati sequestrati gli asset russi, avrà la
capacità di stabilizzare l’economia ucraina e la sua valuta, di finanziare e controllare
i processi di riforma necessari, di compensare le vittime e di concedere piccoli crediti
a basso costo a comunità locali e enti sociali. In questo modo non solo si riparano i
danni della guerra russa, ma si dà all’Ucraina una salda prospettiva di futuro che la
Russia, con l’invasione e le sistematiche distruzioni tenta ancora di toglierle. Anche
per evitare che milioni ucraini siano costretti a cercare il loro futuro fuori dal loro
Paese.
Se solo gli alleati dell’Ucraina sapranno leggere il messaggio dell’azione di Kursk,
saranno capaci di portare, finalmente, una pace giusta.

Giovanni Kessler

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