«La parola ucraina “Воля” (volya) ha origine dalla radice proto-slava volja, che a sua volta deriva dalla radice proto-indoeuropea wel-, che significa “desiderare” o “volere”.” Per gli ucraini, “Volya” significa più della libertà; è forza di volontà, forza interiore, resilienza e determinazione a resistere all’oppressione e a vivere in modo indipendente.»
La prima volta che ci siamo stati, Chornobaivka ci ha accolti con i boati dell’artiglieria e le vie vuote; la linea del fronte è a soli cinque chilometri. Questo piccolo sobborgo contava novemila abitanti prima dell’invasione su larga scala, che ne ha fatti fuggire almeno la metà. Si trova alle porte di Kherson, la più grande città occupata, poi liberata nel novembre del 2022, oggi martoriata dai droni e dagli obici russi che fanno fuoco dall’argine orientale del fiume Dnipro.La prima visita di EUcraina, quattro mesi fa, avrebbe dovuto coincidere con una festa di Natale per i bambini della comunità locale, ma al nostro arrivo venimmo informati che il sindaco aveva vietato assembramenti. La previsione che in occasione delle festività i bombardamenti russi sarebbero diminuiti si rivelò troppo ottimista.
Ci trovammo così a consegnare i regali di Natale per i bimbi nella strada dietro la scuola: veloci e senza convenevoli, con l’accompagnamento ripetitivo del frastuono dell’artiglieria.

In quel primo incontro chiedemmo a Svetlana, la volontaria locale che ci faceva strada, di cosa avesse bisogno la sua comunità. Con quella missione avevamo portato in Ucraina ambulanze, generatori e materiale medico di primo soccorso, eppure a Chornobaivka chiedevano semplici prodotti igienici: detersivo, shampoo, saponi e salviette umidificate. «La guerra qui si combatte ormai nella esigenze quotidiane, perché ad uscire di casa sono gli adulti quando servono alimenti e altri beni, mentre la scuola è in didattica a distanza; i negozi sono chiusi o mezzi vuoti» ci raccontava.In questa regione il fronte è rimasto lo stesso dal novembre del 2022, è qui tagliato dal fiume Dnipro e non è realistico né uno sbarco russo né tantomeno un’offensiva ucraina sull’altra sponda. Città come Chornobaivka e Kherson sono così rimaste in un limbo: liberate ma ancora troppo pericolose perché la vita riprenda normalmente e arrivino regolarmente i beni di prima necessità .
Questo aprile EUcraina ha risposto a questa semplice ma essenziale richiesta di sostegno, acquistando i prodotti direttamente in Ucraina, per supportare l’economia interna. Con l’aiuto dell’associazione Manifest Mir di Odessa (Manifesto di Pace) abbiamo consegnato i beni alla comunità di Chornobaivka. I volontari locali hanno poi distribuito i prodotti a più di cento famiglie.
Molte famiglie di Chornobaivka hanno voluto testimoniare con le loro fotografie la vicinanza sentita ai tanti donatori italiani ed europei che restano solidali con il popolo ucraino.



L’Oblast di Kherson è una delle quattro regioni inserite nel 2022 nella Costituzione Russa come territorio della Federazione. Pur non essendo del tutto controllato da Mosca, oggi i negoziatori russi assumono una posizione inamovibile nell’ambito dei colloqui di pace, pretendendo anche Kherson e le altre città ad ovest del fiume Dnipro, tra cui Chornobaivka. Soprattutto dopo la liberazione, le città ad ovest del Dnipro sono state ‘punite’ ferocemente dall’esercito di Mosca.
I quartieri in prossimità del fiume, a Kherson, sono stati denominati ‘zona rossa’, per via dei continui bombardamenti e ‘safari umani’, ovvero gli attacchi mirati ai civili con cui i soldati russi si addestrano nel’uso dei droni.
Conoscere Chornobaivka e le sue vicende può aiutare a comprendere l’esperienza di guerra di tanti ucraini, ed il senso percepito della loro lotta. «Siamo stati chiusi in cantina per nove mesi» ci ha raccontato Svetlana, «uscendo solo per trovare provviste, cercando di evitare i soldati russi». In questo villaggio, rimasto completamente isolato dalle telecomunicazioni durante i mesi di occupazione, sono stati uccisi venti civili; «alcuni perché chiesero ai soldati di non saccheggiare le nostre case», ha continuato. La liberazione di Kherson e dintorni, nel novembre del 2022, è oggi celebrata come un 25 aprile locale; così testimonia il caffè ’11 novembre’ nel capoluogo dell’Oblast. È nelle testimonianze di chi ha vissuto l’occupazione che cadono facilmente i falsi miti della disinformazione russa. Uno di tanti, il concetto che l’appartenenza al gruppo linguistico russo fosse equivalente ad una posizione politica filorussa e separatista. In queste zone di lingua russa è invece proprio una vivace resistenza nata dal basso che testimonia l’opposto.
Chornobaivka e i suoi cittadini, che hanno vissuto l’occupazione russa, e tuttora vivono la tragedia dei bombardamenti quotidiani, ci parlano di una ‘pace’ concreta, fatta di ricostruzione e di libertà.
EUcraina, nel suo piccolo, resterà al fianco di queste famiglie, che da tre anni testimoniano il loro irriducibile attaccamento alla libertà.
Paolo Zurlo – EUcraina odv


