Fondata più di 1.500 anni fa dal leggendario principe Kyi, Kyiv si stende sulle colline che scendono sul maestoso fiume Dnepr. Nel medioevo diviene una delle città più grandi di tutta l’Europa, centro di un impero, la Rus’ di Kyiv, che dal Baltico arrivava al Mar Nero. Da Kyiv inizia la cristianizzazione dell’est europeo e della Russia. Solo nel 1700 la città e quel che restava del Paese viene annesso all’impero russo che avvia anche una russificazione forzata della cultura e della lingua. Non si salva nemmeno il nome della città, russificato in “Kiev”. Da allora, salvo un breve periodo nel 1918, Kyiv e l’Ucraina rimangono sotto la dominazione russa, prima imperiale, poi sovietica, fino all’indipendenza sancita con il referendum nel 1991.
Il fascino della città rimane immutato fino ad oggi, anche dopo il tentativo russo di prendersi la città. L’assalto dei paracadutisti russi nella notte del 24 febbraio, le colonne di tank, l’assedio e i bombardamenti non hanno piegato la città e non ne hanno intaccato la fierezza.
Ora le fortificazioni di fortuna e i posti di blocco sono stati diradati, i segni della battaglia sull’autostrada cancellati e i ponti interrotti ripristinati. La città vive e lavora, e rimane in attesa. Sa di rimanere l’obiettivo finale di chi vuol fare cadere il Paese.
Il primo incontro a Kyiv è con l’ambasciatore Pierfrancesco Zazo, che ci racconta come concretamente l’Italia sia vicina al popolo ucraino. Fu uno dei primi a ritornare nella capitale dopo l’assedio russo, un gesto molto apprezzato dagli ucraini. Le finestre del suo ufficio non sono più coperte da sacchi di sabbia come nell’aprile scorso, ma i sacchi restano pronti all’uso nell’ufficio.
Finalmente incontro gli amici del Centro Azione Anticorruzione (ANTAC), con cui da tempo lavoro contro la corruzione e per la legalità in Ucraina. Negli ultimi dieci anni hanno portato alla luce la corruzione ai più alti livelli; anche con l’aiuto dell’UE, hanno proposto e ottenuto riforme radicali nel sistemo giudiziario corrotto e nelle strutture investigative; combattono per rendere la corruzione inaccettabile anche a chi vi era abituato per decenni. Grazie a tanti come loro, in Ucraina si è messo in moto un cambiamento epocale, che ha reso oggi il Paese un modello nei Paesi dell’Est che vogliono liberarsi dal lascito più negativo del mondo sovietico, la corruzione pervasiva ad ogni livello. Sono proprio questi cambiamenti e il loro pericolo di contagio che fanno paura a Putin.
Portiamo loro la nostra solidarietà e gli aiuti che abbiamo potuto raccogliere a Trento grazie alla generosità dei donatori dell’associazione EUcraina. È un piccolo segno, certo. È anche il nostro modo di dire “grazie, sappiamo che state combattendo anche per noi”.
La vita dei giovani di ANTAC e le loro attività sono state rivoluzionate dall’attacco del 24 febbraio. Alcuni di loro sono entrati volontari nelle forze armate e nella difesa territoriale. Altri rimangono al lavoro per sostenerli nella logistica, per fare informazione e advocacy. Le mamme con i figli hanno lasciato Kyiv e il Paese. Assieme ad altre organizzazioni della società civile ucraina hanno creato a Varsavia il Centro Internazionale per la Vittoria Ucraina. Il Centro lavora per ottenere assistenza militare internazionale all’Ucraina; il rafforzamento delle sanzioni contro la Russia; la documentazione dei crimini di guerra in Ucraina e per gli aiuti umanitari alla popolazione vittima dell’invasione russa. Daria, Olena e Hanna in particolare da Varsavia fanno la spola con Washington, alla Casa Bianca, al Congresso, con Bruxelles ed altre capitali, per sostenere la causa ucraina e chiedere aiuto. “Andiamo per l’Europa e altri Paesi – ci dice Tetiana, che da Kyiv lavora con loro – raccontando la nostra situazione e spiegando quello di cui abbiamo bisogno. Il bisogno cruciale ora sono le armi necessarie per l’Ucraina, perché la guerra genocida che è stata portata nel nostro territorio non può essere fermata in nessun altro modo. L’Ucraina dovrebbe finalmente ricevere tutti gli armamenti di cui ha bisogno per condurre le operazioni militari, non dovrebbero esserci veti su alcun sistema d’arma, perché la Russia ha dimostrato che le sue minacce di escalation sono solo una manipolazione. Per esempio, c’è un bisogno estremo di mobilità protetta per la fanteria ucraina, ciò contribuirà ad aumentare l’efficienza delle forze armate e a salvare un’enorme quantità di vite dei soldati”.
“Le forze armate ucraine hanno mostrato di saper ottenere risultati straordinari – ci dice Vitaliy Shabunin, presidente di ANTAC – Noi siamo motivati, combattiamo per la nostra libertà, per difendere le nostre case e le riforme che abbiamo conquistato in questi anni di lotte; i russi non sanno perché combattono. La Russia ha perso la sua capacità di attacco e noi abbiamo dimostrato che la Russia può essere e sarà sconfitta militarmente. I discorsi su un’ulteriore escalation da parte russa se l’Ucraina o i suoi alleati agiranno in un certo modo non sono altro che speculazioni politiche che danneggiano la causa dell’Ucraina e prolungano la guerra.
Abbiamo lottato per far parte dell’Unione Europea, perché crediamo nei suoi valori. Per questo il sostegno dei Paesi dell’Unione, come l’Italia, e della vostra società civile è molto importante per noi. Pensiamo che la democrazia, la solidarietà, il desiderio di aiutare il prossimo siano valori di questa Unione. E attraverso le vostre azioni vediamo questi valori messi in pratica. Ogni donazione, ogni voce a sostegno dell’Ucraina, ogni voce per combattere la Russia e la sua propaganda sono importanti. Non si tratta solo del sostegno concreto qui e ora. Riguardano anche la nostra motivazione interiore a lottare per l’Unione Europea, sapere che vale il prezzo elevato che stiamo pagando.”
Grazie Tetiana, grazie Vitaliy della lezione che ci date.